SONO FELICE ED ENTUSIASTA
DI QUESTO CAMMINO
«Nel 1993 sono entrato con entusiasmo nel mondo del vino, dando così continuità al progetto iniziato dai miei nonni Battistin e Assunta e dai miei genitori Gino e Marisa.
Ho trascorso la mia infanzia immerso nella realtà agricola, soprattutto in compagnia dei miei nonni, imparando attraverso i loro gesti e le loro parole, i ritmi delle stagioni, i meravigliosi meccanismi del mondo animale e vegetale, sperimentando il grande amore, la totale dedizione e la fatica che il mestiere dell'agricoltore comporta.
Molte foto mi ritraggono per mano del mio adorato nonno che seguivo testardamente ovunque. C'è un'immagine che mi è particolarmente cara ed è quella scattata nella nostra piccola cantina in tempo di vendemmia, che mi immortala all'età di dieci anni insieme a mio papà e a mio nonno mentre pigiamo le uve con una cigolante pigiatrice manuale.
Mio nonno ha conservato con cura questa foto dentro un libro di preghiere ed io l'ho ritrovata alcuni anni dopo la sua morte, quando ormai ero diventato adulto e le mie mani si erano fatte del tutto simili alle sue.
L'amore per la terra, maturato nel frattempo, come un seme che germoglia in silenzio, iniziava allora a segnare le mie scelte. Ritrovarmi vignaiolo è stata una logica conseguenza di un lungo processo iniziato molto tempo prima.
Sono felice ed entusiasta di questo cammino, mi sento un privilegiato per il mio lavoro, faticoso eppure appassionante. Vivere in questo territorio meraviglioso delle Langhe rappresenta un dono immenso che mi è stato fatto dalle generazioni che mi hanno preceduto.
Un giorno tutto questo apparterrà ai miei figli, se lo vorranno. Oggi, proprio come me, possono godere della fortuna di vivere esperienze straordinarie a contatto con la natura. Seguire il ciclo della vite nelle varie stagioni: i primi germogli della primavera, la rigogliosa attività estiva, la maturazione dei grappoli. E la festa della vendemmia, la trasformazione quasi magica in vino, mentre l’autunno stempera i suoi colori incredibili.
Infine, lo spoglio con i primi freddi. Il riposo invernale, quasi una morte apparente.
E poi, di nuovo, la vita.»
Osvaldo